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416 la vita italiana nel settecento

tori delle scienze, danno novello impulso agli studi astronomici e chimici, e risvegliano, co’ profughi greci, il culto alle scienze anche in Occidente. Ma breve è il periodo, e strana cosa, un popolo giunto rapidamente ad un elevato grado di civiltà, torna pressochè nomade alle sue terre.

Per lunghi secoli nelle Università che s’erano venute formando per prime in Italia, dove maggiore era il bisogno d’emanciparsi dai ceppi d’un’istruzione, diretta solo da ecclesiastici, non si insegna che ciò che dagli antichi ci pervenne, non si riconosce che Aristotile. Epoca ingloriosa, appena marcata di quando in quando da qualche accenno a novità, subito represso.


Ma l’aurora dell’Umanesimo spunta appena in Italia, che già le arti e la letteratura, con gigantesco progresso illuminano della luce più viva i secoli XIV, XV, XVI; nè la scienza può rimanere estranea a questo ridestarsi di ogni attività, e con Galileo getta le basi di quella filosofia positiva, che, caratterizzata dal motto della Accademia del Cimento Provando e riprovando sarà base incrollabile allo svolgersi ulteriore dell’umano pensiero. Splendida epoca, orgoglio nostro, ed in modo particolare di questa terra toscana, sorriso d’Italia.