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392 la vita italiana nel settecento

duto presso Urbano VIII, il che non aveva impedito, che fosse consegnato all’Inquisizione e condannato, a gran malincuore si decise ad accettare, per poter con maggior tranquillità e sicurezza continuare i suoi studi prediletti. Nel 1669 si portò a Parigi, dove pubblicò non meno di 165 memorie di astronomia, 11 di fisica, sei opere, lasciandone altre tre incomplete; fra l’altre una cosmografia in versi italiani. Como Galileo, verso la fino della sua laboriosa carriera, perdè il bene supremo della vista, e placidamente ad 87 anni si spense.

Nella direziono dell’Osservatorio gli succede, da prima il figlio minore Giacomo, poi il nipote Cesare Francesco, da ultimo il pronipote Giacomo Domenico, che lascia nel 1793 l’Osservatorio, e muore a 97 anni nel 1845. E così l’Italia, oltre ad altri scienziati, dà alla Francia quattro generazioni di astronomi, e contribuisce in tal modo a propagarvi il culto delle scienze che ebbe culla da noi. La Francia a sua volta diffonde nel ’700 l’amore alle scienze in Germania, e nel secolo nostro la Germania evangelizza alla scienza la Russia.

Dello Stenone, benchè di origine danese, dirò pure brevemente; non tanto perchè fu membro corrispondente dell’Accademia del Cimento, quanto per l’importanza degli argomenti da esso