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388 la vita italiana nel settecento

modo esauriente studiati, ed avrebbero assicurato a noi il vanto di altro scoperte.

Degli Accademici individualmente troppo lunge sarei tratto a ragionare. Tuttavia non posso passare sotto silenzio il napoletano Borelli, altrettanto profondo erudito, quanto appassionato e forse impetuoso carattere, finito nell’indigenza in Roma; lui, già discepolo di Castelli, professore a Messina, professore a Pisa, membro attivissimo dell’Accademia del Cimento, matematico, fisiologo, fisico, astronomo, filosofo ed autore di oltre 13 opere, di cui, por non citare che le culminanti, “Dei moti naturali dipendenti dalla gravità„ — “Del moto degli animali„ opera da consultarsi tutto dì sull’argomento, e “Teoria delle stelle Medicee, dedotta da cause fisiche.„

In quest’opera omette per primo l’idea che i satelliti di Giove s’aggirino intorno al pianeta in causa di una mutua attrazione; ma sgraziatamente non generalizza la sua ipotesi, nè ricerca le leggi di questa attrazione. — E così la legge di Gravitazione, che regola il moto de’ corpi celesti, dopo aver arriso all’Italia, si posa, aureola invidiata, per mano del Newton sul capo dell’Inghilterra.

Degno di menzione è pure il Magalotti, gesuita, già discepolo del Viviani, autore delle lettere scientifiche ed erudite, conoscitore di molte