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378 la vita italiana nel settecento

care il pendolo all’orologio già esistente, anzi tanto perfezionato


Che l’una parte l’altra tira ed urge
Tin tin sonando con sì dolce nota
Che ’l ben disposto spirto d’amor turge;

E negli ultimi anni di sua vita Galileo, già cieco, col Viviani, e sopra tutto col figlio Vincenzo ragionando, era venuto a stabilire il come di tale applicazione, quale risulta anche dal disegno fattone da Vincenzo, il quale, come colui che assai esperto era nelle arti meccaniche, volle da sè costruire il congegno; per lo che richiedendosi assai più tempo che se ricorso fosse ad artefici, disgrazia lo incolse colla morte del padre prima che a termine l’avesse portato. Solo nell’aprile 1649 riprese Vincenzo la costruzione dell’Oriuolo, avendosi fatto da meccanico apprestare il materiale occorrente, e lavorando di propria mano ad intagliare le ruote o lo scappamento. Messo assieme funzionava, e fattolo vedere al Viviani con esso convenne di alcuni perfezionamenti da apportarvi. Ma pur volendo ultimare in ogni sua parte l’orologio già lavorato, vi si diede d’attorno con raddoppiata lena in tal modo, che colto da violentissima febbre il 16 maggio stesso anno moriva. Disgrazia e fatalità, che privò l’Italia nostra del vanto d’aver prima applicato il pendolo agli orologi, in quanto general-