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376 | la vita italiana nel settecento |
servò por lui immensa gratitudine ed affetto, ascrivendo a suo special vanto potersi chiamare “l’ultimo dei discepoli del Galileo.„
Morto il maestro ne trovò un secondo nel Torricelli, o più che maestro un amico, al quale prestò valido aiuto nell’eseguire le esperienze, compresa quella del Barometro da esso, secondo il concetto del Torricelli, condotta.
Nel 1659 pubblicò la divinazione dei sette primi libri del celeberrimo Apollonio Pergeo sulle sezioni coniche, ritenuti perduti. Por somma fortuna il Borelli riuscì a rintracciare nella biblioteca di Firenze un manoscritto arabo, portato dall’Oriente dal gesuita Golius, contenente appunto i sette primi libri di Apollonio. Tradotti in latino comparvero nel 1661, e si trovò che il Viviani, non solo aveva indovinato il pensiero di Apollonio, ma aveva anzi trattato l’argomento in modo più generale del famoso geometra greco. Successo nel 1666 al posto da tempo vacante per la morte del Torricelli, fu eletto membro della Società Reale di Londra, fondata nel 1660, e dell’Accademia di Parigi costituitasi nel 1666. Anzi Luigi XIV gli accordò una pensione, che Viviani impiegò nell’ornare la casa sua, posta in via dell’Amorino, con iscrizioni, basso rilievi, ed un busto in onore del sommo maestro. Dobbiamo al Viviani una “Vita del Galileo„; una