Pagina:Ecce Homo (1922).djvu/9

14 prefazione

menti, amici miei; godetene ora il succo e la dolce polpa! L’autunno è d’intorno, e il cielo sereno, e il pomeriggio».

Qui non parla un fanatico, qui non si «predica», qui non si esige fede: da un’immensità di luce, da una profondità di gioia infinita cade goccia su goccia, parola su parola; una tenera lentezza è il «tempo» che regola queste parole. Solo i più scelti arrivano a ciò; non è piccolo il privilegio di poter star qui ad ascoltare; non tutti possono comprendere Zarathustra..... E, tuttavia, Zarathustra non è un seduttore?..... Ma che dic’egli quando ritorna per la prima volta nella sua solitudine? Proprio l’opposto di ciò che direbbe in un caso simile un «Savio» o un «Santo» o un «Redentore» o un altro decadente qualunque..... E non solo egli parla diversamente: egli è anche diverso!......

«Ora io vado solo, o miei discepoli! Andatevene anche voi, e soli! Così voglio.

«Andate lungi da me e difendetevi da Zarathustra! Meglio ancora: vergognatevi di lui! Forse egli v’ha ingannati.

«L’uomo che tende alla conoscenza non solo deve poter amare i suoi nemici, deve anche poter odiare i suoi amici.

«Si rimerita male un maestro se si rimane sempre soltanto scolari. E perchè non volete strappar foglie alla mia corona?

«Voi mi venerate: ma che sarebbe di voi se l’oggetto della vostra venerazione un giorno crollasse? Badate di non farvi uccidere da una statua.

«Voi dite d’aver fede in Zarathustra? Ma che importa di Zarathustra! Voi siete i miei fedeli? Ma che importa di tutti i fedeli del mondo!

«Voi non avevate ancora cercato voi stessi; allora, trovaste me. Così fanno tutti i fedeli; perciò la fede ha così poco valore.

«Ed ora vi ordino di perdere me e di trovare voi stessi; e soltanto allora, quando voi tutti mi avrete rinnegato, ritornerò a voi...».