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88 | ecce homo |
d) Aurora.
Pensieri sulla morale come pregiudizio.
1.
Con questo libro comincia la mia campagna contro la morale. Non che esso abbia il menomo odor di polvere: vi si sentiranno tutt’altri odori, molto più gradevoli, pur che si abbia il naso un po’ fine. Artiglierie di nessun genere, nè piccole nè grandi: se l’effetto del libro è negativo, i suoi mezzi non lo sono punto; sono mezzi a cui l’effetto segue come una conseguenza logica, non come un colpo di cannone. Il fatto che si smetta la lettura del libro con una diffidenza ombrosa contro tutto ciò che finora fu onorato e a dirittura adorato sotto il nome di «Morale» non è in contraddizione con la mancanza assoluta che c’è, in tutta l’opera, di negazioni, di assalti, di malignità; chè anzi esso si stende al sole rotondetto, felice, come un animale marino che si riscalda al sole, fra le rocce. In fondo, questo animale marino ero io: quasi ogni frase di questo libro è stata pensata, è stata colta mentre guizzava via in mezzo a quel caos di scogli, vicino a Genova, dov’ero solo e avevo ancora dei segreti comuni col mare. Oggi ancora, se per caso mi càpita in mano questo libro, quasi ogni sua frase mi diventa un filo che mi guida a scavar fuori dalle profondità più recondite qualche cosa d’incomparabile; tutta la sua pelle trema per la dolcezza del ricordo.
Non è piccola l’arte ch’esso contiene, arte di soffermare appena