Pagina:Ecce Homo (1922).djvu/79

84 ecce homo

— rispetto al compito che m’era prefisso — tutta la mia esistenza di filosofo. Mi vergognai di quella falsa modestia.... Dieci anni di vita, dietro a me, in cui la nutrizione del mio spirito s’era completamente arrestata, in cui non avevo imparato nulla di buono, in cui avevo dimenticato un immenso numero di cose per una gran confusione di dottrina polverosa. A strisciar carponi a traverso gli antichi metrici, con miope pedanteria: a questo punto m’ero ridotto. Mi vidi con pietà molto magro, mezzo morto di fame: le realtà mancavano a dirittura nelle mie cognizioni e le «idealità» valevano così poco! Mi prese una sete ardente: da allora non mi sono in realtà occupato d’altro che di fisiologia, di medicina e di scienze naturali; anche a veri e propri studi storici sono tornato soltanto quando il mio còmpito m’ha imposto di farlo. Allora indovinai per la prima volta il nesso che possa fra un’attività scelta contro il proprio istinto — una cosidetta «vocazione», per la quale non si è minimamente disposti — e il bisogno d’un assopimento del senso di vuoto e d’inanità per mezzo d’un’arte che serva da narcotico; per esempio, dell’arte di Wagner. Dopo essermi riguardato attorno con maggior attenzione scopersi che un grande numero di giovani soffre dello stesso male: una violenza fatta alla natura ne produce necessariamente un’altra. In Germania, nell’«impero», per essere espliciti, sono molti, troppi i condannati a prendere una decisione prematura e a languire poi sotto il peso d’una soma da cui non riescono a liberarsi..... Costoro reclamano Wagner, come domanderebbero dell’oppio; si dimenticano, si liberano da sè stessi per un istante..... Che dico! per cinque o sei ore!


4.


Allora, il mio istinto prese la decisione inflessibile, di non più cedere, non più seguire, non più ingannarmi sul conto di me stesso. Qualunque genere di vita, anche le condizioni peggiori, le malattie,