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L’influenza di quest’opera sulla mia vita ulteriore fu addirittura inestimabile. Finora, nessuno ha tentato di attaccar briga con me. Si tace, mi si tratta, in Germania, con una prudenza sospettosa: da anni ho usato piena libertà di parola, libertà per la quale oggi nessuno, almeno nell’«Impero», ha la lingua abbastanza sciolta. Il mio paradiso è «all’ombra della mia spada....». In fondo, avevo messo in pratica una massima di Stendhal: egli consiglia di fare il proprio ingresso in una società con un duello. E come mi ero scelto il mio avversario! il primo libero spirito tedesco!.... Nel fatto, una nuova specie del libero pensiero trovava espressione in quest’opera: fino ad oggi non ho conosciuto nulla di più estraneo e di più lontano da me che tutta la razza europea e americana dei «libres penseurs». Tra essi — incorreggibili teste vuote, buffoni delle «idee moderne» — e me, c’è una scissura più profonda di quella che ci sia fra essi e un altro qualunque dei loro avversari. Anch’essi vogliono, a modo loro, «migliorare» l’umanità, a loro immagine; se essi riuscissero a comprenderlo, farebbero una guerra a morte contro ciò ch’io sono, ciò ch’io voglio; essi credono tutti, ancora, all’«ideale».... Io sono il primo immoralista.


3.


Non ardirei di sostenere che — eccezion fatta, naturalmente, per alcune cose — le due «Inopportune» segnate coi nomi di Shopenhauer e di Wagner possano servire alla speciale intelligenza o anche semplicemente a porre i problemi psicologici dei due casi. Così, per esempio, con profonda sicurezza d’istinto il fondo della natura di Wagner è caratterizzato proprio qui come una natura da commediante che nei suoi mezzi e nelle sue finalità è sempre conseguente a sè stessa.

In fondo, con questi scritti io voleva fare tutt’altra cosa che della psicologia: un problema d’educazione, senza pari, un nuovo