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mi sento più caldo, più a mio agio che in qualunque altro luogo. L’affermazione dell’annientamento e della distruzione — ciò che più importa in una filosofia dionisiaca — l’accettazione dell’opposizione e della guerra, il divenire con radicale denegazione perfino del concetto dell’«essere», in ciò devo riconoscere, in ogni caso, quello che fu pensato finora di più vicino alle mie idee. Potrebbe darsi che la dottrina dell’«eterno ritorno», cioè, del fatale, infinito ripetersi di tutte le cose — questa dottrina di Zarathustra — in fin dei conti fosse già stata insegnata. Almeno, la Stoa, che ha ereditato da Eraclito quasi tutte le idee fondamentali ne conserva qualche traccia.


4.


In quest’opera si manifesta una gigantesca speranza. In fine, non c’è nessuna ragione perchè io debba rinunciare a sperare in un avvenire dionisiaco della musica. Gettiamo lo sguardo un secolo avanti a noi, ammettiamo che il mio attentato contro due millennii di violazione della natura e dell’umanità, riesca. Quella nuova parte della vita, che avrà il più alto di tutti i còmpiti: il perfezionamento dell’umanità — compresa la distruzione, senza pietà, di tutto ciò che v’ha di degenerato e di parassitico — renderà ancora possibile quell’eccedente di vita da cui dovrà rinascere anche lo stato dionisiaco. Io prometto l’avvento d’un’êra tragica: l’arte più sublime nell’affermazione della vita, la tragedia rinascerà quando l’umanità, senza soffrirne, avrà dietro a sè la coscienza di aver sostenuto le guerre più dure, ma anche più necessarie.....

Uno psicologo potrebbe anche aggiungere che ciò che ho udito io nella mia gioventù, ascoltando la musica di Wagner, non ha proprio nulla a che fare con Wagner; che, quando descrivevo la musica dionisiaca, descrivevo quello che io avevo sentito, che