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perché scrivo così buoni libri | 69 |
nessuno si sognerebbe di dire ch’essa fu cominciata fra il tonare della battaglia di Wörth. Ho approfondito questi problemi sotto le mura di Metz, nelle fredde notti di settembre, in mezzo alle occupazioni del servizio sanitario: si crederebbe quest’opera di cinquant’anni più vecchia. Essa è politicamente indifferente — non tedesca, si direbbe oggi — ha un ripugnante odore di hegelismo, e sole in certe formule è impregnata dal profumo mortoriante proprio di Schopenhauer. Un’«idea» — l’antitesi fra dionisiaco e apollineo — tradotta in linguaggio metafisico; la storia stessa considerata come lo svolgimento di quest’idea; nella tragedia, l’antitesi all’unità, soppressa; e sotto una tal luce, cose che non s’erano mai guardate in faccia, messe di fronte all’improvviso, illuminate, comprese l’una in grazia dell’altra..... Per esempio, l’opera e la rivoluzione.....
Delle due importanti innovazioni portate da questo libro, la prima è la interpretazione del fenomeno dionisiaco presso i greci — ne dà anche, per il primo, la psicologia; vede in esso una delle radici dell’arte greca — ; la seconda è l’interpretazione del socratismo: Socrate vi è riconosciuto per la prima volta come istrumento dello sfacelo della Grecia, come il tipo del decadente. La «ragionevolezza» opposta all’istinto. La «ragionevolezza» ad ogni costo è pericolosa, è una forza che distrugge la vita! Silenzio profondo, ostile, sul cristianesimo, in tutto il libro: esso non è apollineo nè dionisiaco; esso nega tutti i valori estetici, gli unici valori che l’«Origine della tragedia» ammetta; esso è nichilista nel più ampio significato della parola, mentre nel simbolo dionisiaco si raggiunge l’ultimo limite dell’affermazione. Una volta vi si allude ai sacerdoti cristiani come ad una «maligna razza di nani» di «esseri sotterranei».