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perchè sono tanto accorto | 47 |
di qualunque altro i prodigi di cui Wagner era capace, i cinquanta mondi di strani rapimenti verso cui nessuno, all’infuori di lui, poteva tender l’ala; e tale qual sono, abbastanza forte per volgere a mio vantaggio anche le cose più dubbie e pericolose e diventarne più forte ancora, io dico che Wagner è il grande benefattore della mia vita. E ciò che costituisce la nostra più intima somiglianza — l’aver noi sofferto, anche l’uno per l’altro, più profondamente di quello che possano soffrire uomini di questo secolo — riunirà ancora, eternamente, i nostri nomi; e come è certo cha Wagner è incompreso dai tedeschi, è certo che anch’io lo sono e lo sarò sempre. Prima, due secoli di disciplina psicologica e artistica, cari signori tedeschi.... Ma codeste son cose che non si raggiungono.
7.
Ancora una parola, per gli orecchi più educati: quello che, veramente, io pretendo dalla musica. Che sia lieta e profonda come un pomeriggio d’ottobre. Che sia particolare, sfrenata, tenera: una piccola dolce donnina, fatta di umiltà e di grazia. Non ammetterò mai che un tedesco possa sapere che cos’è la musica. Quelli che si chiamano i musicisti tedeschi, e avanti tutti i più grandi, sono stranieri, Slavi, Croati, Italiani, Olandesi o — ebrei; altrimenti, sono tedeschi della forte razza, di quella ch’oggi è spenta, come Enrico Schütz, Bach e Händel. Quanto a me sono ancor sempre abbastanza polacco per dare per Chopin tutto il resto della musica: eccettuati, per tre ragioni, l’Idillio di Siegfried di Wagner e, forse, qualche cosa di Liszt che ha i più nobili «accenti d’orchestra» di tutti i musicisti; e ancora, tutto ciò ch’è stato prodotto al di là delle Alpi; — di qua.... Io non potrei fare a meno di Rossini, e tanto meno del mio Sud nella musica, della musica del mio maestro veneziano Pietro Gasti. E quando dico al di là delle Alpi, dico veramente soltanto Venezia. Se cerco un’altra parola per dire «mu-