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32 | ecce homo |
«Scomparsa la trepida malinconia della mia primavera! Scomparsi i fiocchi di neve della mia cattiveria, nel giugno! Estate, sono diventato, e meriggio d’estate!
«Un’estate alle più sublimi altezze, con fonti fredde e quiete beata: venite, amici miei, perchè la quiete diventi più beata!
«Poichè questa è la nostra altezza e la nostra patria: troppo in alto viviamo qui e troppo inaccessibili agli impuri e alla loro sete.
«Gettate i vostri chiari sguardi nella fonte della mia gioia, amici! Come mai essa potrebbe intorbidarsene? Io voglio ch’essa vi sorrida con la sua purezza.
«Sull’albero dell’avvenire noi facciamo il nostro nido; le aquile portino a noi solitari il cibo nel loro becco!
«In verità, non cibi di cui possano gustare anche gl’impuri! Essi crederebbero di mangiare del fuoco e si brucerebbero la bocca!
«In verità, qui non è posto per gl’impuri. Una caverna di ghiaccio sembrerebbe la nostra felicità al loro corpo e al loro spirito!
«E noi, come venti gagliardi, vogliamo vivere alto su di essi, vicini all’aquile, vicini alla neve, vicini al sole: così vivono i venti gagliardi.
«E come un vento voglio un dì soffiare su di essi e col mio spirito spegnere il loro: lo esige il mio avvenire!
«In verità, un vento gagliardo è Zarathustra per tutto ciò che sta nelle bassure; e questo egli consiglia ai nemici e a chiunque sputi a destra e a manca. Badate di non sputare contro il vento».