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chè son ovvii di per se stessi. — Le prime vostre premure sieno di formar Cristo in coloro, i quali, per dovere di vocazione, son destinati a formarlo negli altri. Intendiamo parlare dei sacerdoti, o Venerabili Fratelli. Imperocchè quanti sono insigniti del sacerdozio debbono conoscere che, in mezzo ai popoli coi quali vivono, essi hanno quella missione medesima, che Paolo attestava di aver ricevuto con quelle tenere parole: Figlioletti miei, che io genero di nuovo, finchè si formi Cristo in voi1. Or come potranno eglino adempiere un tal dovere, se prima essi medesimi non si sieno rivestiti di Cristo? e rivestiti in guisa, da poter dire coll’Apostolo: Vivo io, non più io, ma vive in me Cristo2. Per me il vivere è Cristo3. Per la qual cosa, benchè a tutti sia rivolta l’esortazione di inoltrarci verso l’uomo perfetto, nella misura dell’età della pienezza di Cristo4; nondimeno è diretta pria d’ogni altro a coloro che esercitano il ministero sacerdotale; i quali perciò son chiamati un altro Cristo, non già solo per la comunicazione della potestà, ma eziandio per la imitazione delle opere, per cui debbono portare espressa in se medesimi l’imagine di Cristo.

Le quali cose essendo così, quale, o Venerabili Fratelli, e quanto grande sollecitudine deve porsi da voi nel

  1. Gal. iv, 19.
  2. Ibid. ii, 20.
  3. Philipp. i, 21.
  4. Ephes. iv, 3.