Pagina:E supremi apostolatus (edizione Roma 1903).djvu/13

 
— 11 —
 



sua volta la sottometterà a Cristo, e Cristo a Dio. Il che se, per benignità di Dio medesimo, Noi meneremo a buon termine, saremo lieti di vedere il male dar luogo al bene; e udremo, per nostra felicità, una gran voce dal cielo che dirà: Ora si è fatta la salute e la virtù e il regno del nostro Dio e la potestà del suo Cristo1. — Perchè però tutto questo si ottenga conforme al desiderio, fa d’uopo che con ogni mezzo e fatica Noi facciamo sparir radicalmente l’enorme e detestabile scelleratezza, tutta propria del nostro tempo, la sostituzione cioè dell’uomo a Dio: dopo ciò, sono da rimettere nell’antico onore le leggi santissime ed i consigli del Vangelo; affermare altamente le verità insegnate dalla Chiesa e la dottrina della stessa circa la santità del matrimonio, l’educazione e l’ammaestramento della gioventù, il possesso e l’uso dei beni, i doveri verso coloro che reggono la cosa pubblica; per ultimo, restituir l’equilibrio fra le diverse classi della società a norma delle prescrizioni e costumanze cristiane. — Noi per fermo, nel sottometterci ai divini voleri, tanto Ci proponiamo di cercare nel Nostro pontificato, e con ogni industria lo cercheremo. A voi, o Venerabili Fratelli, si spetta di assecondare le Nostre industrie colla santità, colla scienza, coll’esperienza vostra, e sopra tutto collo zelo della divina gloria; null’altro avendo di mira se non che si formi Cristo in ognuno.

Quali mezzi poi sia mestieri di adoperare per conseguire sì grande scopo, sembra superfluo indicarlo; giac-

  1. Apoc. xii, 10.