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Stati, pensò tra sè che ei non aveva che ad aprir bocca per fare arrestare il figlioccio contemporaneamente al compare.

Però per quanto iroso fosse il cuore di Boxtel, ei abbrividì sulle prime all’idea di denunziare un uomo, che da una tal denunzia potrebbe essere condotto al patibolo.

Ma il terribile delle idee cattive si è che a poco a poco li spiriti malvagi si familiarizzino con quelle. D’altronde Isacco Boxtel incoraggiavasi con questo sofisma:

«Cornelio de Witt è un cattivo cittadino, dacchè è accusato di alto tradimento e arrestato.

Io sono un buon cittadino, dacchè non sono accusato di niente al mondo e che sono libero come l’aria.

Ora se Cornelio de Witt è un cattivo cittadino, il che è indubitato, dacchè è accusato di alto tradimento e arrestato, il suo complice Cornelio Van Baerle è ira cittadino non meno cattivo di lui.

Dunque, siccome io sono un buon cittadino, ed è dovere dei buoni cittadini di denunziare i cattivi, è dovere di me Isacco Boxtel di denunziare Cornelio Van Baerle».

Ma questo ragionamento non avrebbe forse, per ispecioso che fosse, predominato completamente su lui, e forse l’invido non avrebbe ceduto al semplice desiderio di vendetta che rodevalo, se a quel demone non si fosse unito quello della cupidigia.

Boxtel non ignorava il punto in cui era delle sue ricerche Van Baerle intorno al gran tulipano nero. Per modesto che fosse il dottor Cornelio, non aveva