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lio salutando gentilmente il suo processante; e voi ben lo sapete.
Allora consegnateci le carte sediziose che voi nascondete.
Le carte sediziose? ripetè Cornelio tutto sbalordito dell’apostrofe.
— Non fate lo stordito.
— Io vi giuro, Messer Van Spennen, riprese Cornelio, che io non so davvero cosa vi vogliate dire.
— Allora, o dottore, vi metterò sulla via, disse il giudice; consegnateci le carte che il traditore Cornelio de Witt ha depositato presso di voi nel mese di gennaio decorso.
Un lampo traversò la mente di Cornelio.
— Oh! oh! disse Van Spennen, ecco, ecco che cominciate a ricordarvene, eh?
— Senza dubbio voi parlate di carte sediziose ed io non ho carte di questo genere.
— Oh! negate?
— Certamente.
Il cancelliere scorse con un’occhiata tutto il gabinetto e domandò:
— Quale stanza di vostra casa chiamasi prosciugatoio?
— Questa appunto, dove siamo, messer Van Spennen.
Il cancelliere gettò un rapido sguardo sopra una piccola nota posta a principio del suo processo.
— Va bene, disse come un uomo che è assorto.
Poi rivolgendosi a Cornelio, disse:
— Volete voi consegnarci i fogli?
— Non posso, messer Van Spennen. Quelle carte