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E osservandola con una attenzione quasi paterna:
— Intatta come la prima, soggiunse.
Nel medesimo istante che Cornelio ancora ginocchioni esaminava la seconda cipolletta, la porta del prosciugatoio fu scossa così violentemente e di tal maniera si aperse che Cornelio sentì montarsi al viso e alle orecchie la fiamma di quella trista consigliera che chiamasi collera.
— Che c’è da capo? domandò. Ohè! che si è pazzi qua dentro?
— Signore, signore, gridò un domestico precipitandosi nel prosciugatoio col viso più pallido e il fare più spaventato di quella che non l’avesse Craeke.
— Ebbene? chiese Cornelio presagendo una disgrazia a questa doppia infrazione di tutte le regole.
— Ah! signore, fuggite, fuggite presto! gridò il domestico.
— Fuggire! e perchè?
— La casa è piena di guardie degli Stati.
— Che domandano?
— Vi cercano.
— Per che fare?
— Per arrestarvi.
— Per arrestarmi, me?
— Sì, o signore; e sono preceduti da un cancelliere.
— Che vuol dir ciò? dimandò Van Baerle serrando i suoi due talli nella sua mano; e ficcando l’occhio spaventato verso la scala.
— Salgono, salgono! gridò il servitore.
— Oh! mio caro figlio, mio degno padrone, gridò la balia, facendo anch’ella a suo turno l’entrata