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minacciato dalla impopolarità, di cui cominciava a onorarlo i suoi compatriotti, consegnava al suo battezzato Van Baerle; e la cosa era tanto più probabile per parte del ruward per la certezza che presso Cornelius estraneo ad ogni intrigo non sarebbesi pensato a inquisire un simile deposito.

D’altronde se l’involto avesse contenuto cipollette, Boxtel conosceva il suo vicino, che non si sarebbe potuto tenere senza dubbio come appassionato amatore di non guardare e appezzare il presente che venivagli fatto.

Invece al contrario Cornelius ricevette rispettosamente il deposito dalle mani del ruward, e sempre rispettosamente riposelo in un armadio, ma però in fondo, certamente perchè non si potesse vedere in primo punto, e in secondo perchè non occupasse molto posto riserbato alle sue cipollette.

Appena riposto l’involto, Cornelio de Witt alzossi, e stretta la mano al suo figlioccio s’incamminò verso la porta. Van Baerle prese in fretta la candela, e gli corse innanzi per fargli gentilmente lume.

Allora il chiarore insensibilmente si estinse nel gabinetto invetriato per andare a ricomparire nella scala, poi sotto il vestibolo e finalmente nella strada, ancora ingombrata di gente, che volevano vedere rimontare in carrozza il ruward.

L’invidioso non erasi punto ingannato nelle sue supposizioni; che il deposito accuratamente consegnato fosse la corripondenza di Giovanni con il de Louvois. Solamente tale deposito era stato consegnato, come poi Cornelio disse al fratello, senzachè ne facesse neppure alla lontana sospettare l’importanza politica al suo figlioccio.