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Quindici o venti tulipani sminuzzati, pestati giacevano curvi o tronchi affatto già appassiti; colava il latte dalle loro ferite, il latte, prezioso sangue che Van Baerle avrebbe voluto ricomprare a prezzo del proprio.

Ma oh! sorpresa! oh! gioia di Van Baerle! oh! dolore inesplicabile di Boxtel! neppur’uno dei quattro tulipani minacciati dall’attentato dell’ultimo erano stati tocchi; e alzavano superbamente le loro nobili teste sopra i cadaveri dei loro compagni. Ciò era molto per consolare Van Baerle, ciò era molto per far crepare di rabbia l’assassino, che stracciavasi i capelli alla vista del suo commesso delitto e commesso inutilmente.

Van Baerle, deplorando la sciagura che colpivalo, sciagura che per grazia di Dio era del resto meno grande che non avrebbe potuto essere, non potè indovinarne la causa. Informossi solo, e intese tutta la notte era stata turbata da terribili miagolati. Di fatti ei conobbe che v’erano passati dei gatti per le tracce improntate da’ loro artigli, per il pelo lasciato sul campo di battaglia, sui quale le gocce impassibili della rugiada tremolavano come facevano accanto sopra le foglie di un fiore calpestato; onde per evitare che un simile malore si rinnovasse in avvenire, ordinò che un garzone giardiniere dormisse ogni notte nel giardino dentro un casotto presso la casella.

Boxtel senti dare l’ordine. Egli vide fare il casotto quel giorno medesimo, e troppo fortunato di non essere stato preso in sospetto, ma però più invelenito contro quel felice orticultore, attese migliori occasioni.

Ciò accadde verso l’epoca che la società tulipaniera