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Quegli animali inferociti precipitando dall’alto del muro, ruzzolarono dapprima sulla casella, ciascuno dal canto suo cercando di fuggire, tantochè il filo che tenevali uniti, fu teso; ma allora sentendola impossibilità dell’allontanarsi, vagarono qua e là con spaventevoli miagolati, troncando con la corda i fiori, in mezzo ai quali dibattevansi; poi finalmente dopo un quarto d’ora di lotta accanita, essendo giunti a strappare il filo, che accoppiavali, disparvero.

Boxtel nascosto dietro il suo sicomoro non vedeva nulla a cagione della oscurità della notte; ma al grido arrabbiato dei gatti si figurò tutto, e il suo cuore traboccante di fiele riempissi di gioia.

Il desiderio di assicurarsi del guasto commesso era sì grande nel cuore di Boxtel che restò fino a giorno per godere con gli occhi proprii dello stato, in cui la lotta, dei due gattacci avesse messo la casella del suo vicino.

Egli era gelato per la brina mattinale; ma non sentiva il freddo, perchè scaldavalo la speranza della vendetta. Il crepacuore del suo rivale l’avrebbe ricompensato di tante sue pene.

Ai primi raggi del sole si aperse la porta della casa bianca; Van Baerle mostrossi, e si avvicinò alle sue caselle, sorridendo come un uomo che ha riposato nel suo letto, e che vi ha fatto dei buoni sogni.

Tutto a un tratto s’accorse dei solchi e dei monticelli su quel terreno che la vigilia avea lasciato pari come uno specchio; tutto a un tratto si accorse che le file simmetriche de’ suoi tulipani erano scomposte, come sono le picche di un battaglione in mezzo a cui sia caduta una bomba. Tutto pallido accorse; e Boxtel trasalì di contento.