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Van Baerle padre aveva ammassato nel commercio delle Indie tre o quattro cento mila franchi, che Van Baerle figlio aveva trovati tutti nuovi nel 1668 alla morte de’ suoi buoni e cari parenti, benchè quei fiorini non fossero tutti dello stesso millesimo, gli uni del 1640, gli altri del 1610; il che provavano che v’erano fiorini del padre e del nonno Van Baerle. Questi quattrocento mila fiorini, ci affrettiamo a dirlo, non erano che la borsa, il denaro di tasca di Cornelius Van Baerle, eroe di questa storia, chè le sue proprietà della provincia davangli un’entrata di circa diecimila fiorini.

Allorchè il degno cittadino padre di Cornelio era per passare dalla vita alla morte, tre mesi dopo i funerali di sua moglie, che sembrava essere partita la prima per rendergli facile il cammino della morte, com’ella aveagli reso facile il cammino della vita, egli aveva detto a suo figlio, abbracciandolo per l’ultima volta:

— Bevi, mangia e spendi, se vuoi vivere realmente, perchè non è vivere lavorare tutto il giorno sopra una seggiola di legno o sopra una poltrona di pelle in un laboratorio o in un magazzino. Tu morrai la tua volta, e se tu non hai la fortuna di non avere un figliuolo lascerai estinguere il nostro nome, e i miei fiorini ammassati troverannosi ad avere un padrone sconosciuto, que’ fiorini nuovi che nessuno ha mai contati fuorchè mio padre, io e il monetiere. Soprattutto non imitare il tuo padrino Cornelio de Witt, che si è gettato nella politica, la più ingrata delle carriere, e che certamente finirà male.