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— Ah! mio signore, disse tristamente il colonnello, amerei meglio per voi che restassero ancora a superare que’ due intoppi per essere voi di fatto Statolder di Olanda.

— Certo, sarebbe stato meglio che il successo non fosse successo; ma alla fine dei conti quel che è fatto è fatto, e noi non ne siamo la causa. Sproniamo presto, o colonnello, per arrivare a Alphen prima del messaggio che certamente li Stati m’invieranno al campo.

Il colonnello piegò il capo, lasciò passare avanti il suo principe e prese il posto che teneva prima che gli avesse diretto la parola.

— Ah! mi pare mill’anni, mormorò malignamente Guglielmo d’Orange, aggrottando le ciglia, serrando le labbra, e ficcando li sproni nel ventre al cavallo, mi par mill’anni di vedere la figura che farà Luigi1 il Sole, quando accerterassi di qual maniera sono stati trattati i suoi buoni amici de Witt! Oh! sole, sole, io mi chiamo Guglielmo il Taciturno; sole, guarda a’ tuoi raggi!

E corse veloce sopra il suo buon cavallo quel giovine principe, accanito rivale del gran re, quello Statolder sì poco solido la vigilia ancora nella sua potenza novella, ma che i paesani dell’Aya aveangli fatto un montatoio coi cadaveri di Giovanni e di Cornelio, due nobili principi tanto rimpetto agli uomini che a Dio.

  1. Luigi XIV; così chiamato per adulazione.