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pomo della spada il suo luogotenente, credo che i miserabili abbiano l’ordine.
— Furfanti vili! esclamò il luogotenente.
Difatti era l’ordine, che la compagnia dei paesani ricevette con segni di gioia.
Essa immediatamente si mosse e marciò ad armi basse e gridando a tutta possa contro i cavalieri del conte di Tilly. Ma il conte non era uomo da lasciarsela approssimare più del dovere.
— Alto! gridò, alto! largo davanti a’ miei cavalli, o comando: Avanti!
— Ecco l’ordine! risposero mille voci insolenti.
Lo prese con istupore, gettovvi sopra un rapido sguardo, e disse ad alta voce:
— Quelli che hanno firmato quest’ordine, sono i veri carnefici di Cornelio de Witt. Quanto a me non vorrei con nessuna delle mie mani avere scritto una sola lettera di quest’ordine infame.
E respingendo col pomo della spada l’uomo che voleaglielo riprendere:
— Un momento, disse, uno scritto come questo importa che sia conservato.
Piegò il foglio e lo ripose con cura nella tasca della sua sottoveste. Poi voltandosi alla sua truppa:
— Cavalieri di Tilly, comandò, fila a diritta!
Quindi sottovoce, e nonostante in guisa che le sue parole non isfuggissero a tutti:
— Ora, assassini, compite la vostra opera.
Un grido furioso formato da tutti gli odii invidiosi e da tutte le gioie feroci, che ringhiavano sul Buitenhof, salutò quella partenza.
I cavalieri sfilarono lentamente. Il conte rimase