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Poi finalmente il torrente si precipitò per le gallerie e le scale fino alla porta, da cui videsi sboccare come un oragano.

Alla testa del primo gruppo più che correre volava un uomo orribilmente trasfigurito dalla gioia. Era il chirurgo Tyckelaer.

— L’abbiamo! l’abbiamo! urlò, agitando un foglio per l’aria.

— Hanno l’ordine! mormorò l’officiale stupefatto.

— Ebbene, eccomi convinto, disse tranquillamente l’Altezza. Non sapevate, mio caro colonnello, se Bowelt fosse un buonuomo o un bravuomo. Non è nè l’uno nè l’altro.

Poi continuando senza batter’occhio tutta quella folla, che versavasi a lui davanti:

— Adesso, soggiunse, venite, o colonnello, al Buitenhof; io credo che saremo per vedere uno strano spettacolo.

L’officiale piegossi e seguì senza rispondere il suo padrone.

La folla era immensa sulla piazza e all’entrate della prigione; ma i cavalieri del Tilly contenevano sempre con la stessa bonomia e molto più con la stessa fermezza.

Bentosto il conte intese il rumore crescente che faceva appressandosi quella massa di uomini, le cui prime ondate scorgevansi precipitantesi con la rapidità della caduta da una cataratta.

Nel tempo medesimo egli scorse il foglio sventolato per l’aria al di sopra delle pugna strette e delle armi luccicanti.

— Ohè! fece alzandosi sulle staffe e toccando col