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potremo giudicare della sorte del Bowelt, se sia un bravuomo o un buon uomo, il che molto importa a sapere.
— Ma, disse l’officiale riguardando con meraviglia quello cui dava il titolo di mio signore, ma Vostra Altezza non suppone per un momento, io penso, che i deputati possano ordinare ai cavalieri del Tilly di ritirarsi; non è così?
— E perchè? dimandò freddamente il giovine.
— Perchè se l’ordinassero, sarebbe l’istesso che segnare la condanna a morte di Cornelio e di Giovanni de Witt.
— Lo vedremo, rispose freddamente l’Altezza; Dio solo legge nei cuori umani.
L’ufficiale guardò alla sfuggita la faccia impassibile del suo compagno, e impallidì.
Quell’officiale era a un tempo un buonuomo e un bravuomo.
Dal punto ov’erano rimasti l’Altezza e il suo compagno sentivano il baccano e le petizioni del popolo nelle scale del palazzo comunale.
Quindi s’intese uscire quello strepito e spandersi sulla piazza per le finestre aperte di quella sala col balcone, su cui era comparso Bowelt e d’Asperen, i quali erano rientrati per paura senza dubbio che sospingendoli il popolo non li facesse saltare dal terrazzino.
Poi si videro ombre tumultuosamente passare e ripassare davanti a quelle finestre. La sala delle deliberazioni andava empiendosi.
A un tratto cessa lo strepito; poi ad un tratto raddoppia d’intensità e giunge a tale detonazione da scuoterne dai fondamenti l’edifizio.