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vi ripeto che in questo momento io sono solo col signor d’Asperen, e solo non posso prendermi la responsabilità della decisione.

— L’ordine! l’ordine! ripeterono migliaia di voci.

Il Bowelt volle parlare, ma non s’intesero le sue parole, e videsi solo l’agitar delle braccia in disperata maniera.

Perlochè vedendo di non potere farsi intendere, si volse verso la finestra aperta e chiamò l’Asperen; che comparve alla sua volta al balcone, dove fu accolto con grida anche maggiori di quelle, che fosse accolto dieci minuti fa il signor Bowelt.

Tentò ei pure d’arringare la moltitudine; ma ella preferì sforzare la guardia degli Stati, che d’altronde non fece resistenza al popolo sovrano, invece di ascoltare il discorso dell’Asperen.

— Via, disse freddamente il giovine mentre che il popolo internavasi per la porta principale dell’Hoog-staart, parrebbe, o colonnello, che la deliberazione debba aver luogo nell’interno. Andiamo a sentire la deliberazione.

— Ah! mio signore, mio signore, pensateci.

— Perchè?

— Tra quei deputati avvene molti che sono di vostra relazione, basta che uno riconosca Vostra Altezza.....

— Sia, purchè non mi possano accusare d’essere l’istigatore di tutto questo. — Hai ragione, disse il giovine, le cui guance arrossirono un istante pel rimorso d’aver mostrato tanta precipitazione nei suoi desiderii; sì hai ragione, restiamo qui, donde li vedremo tornare con l’autorizzazione o senza; e così