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— Mi pare che fosse una ingiustizia.

— E forse lo era, e così parve alla generalità; cossicchè i popoli si collegarono, e fecero una pericolosissima guerra a Roma.

— I Romani se ne saranno sbrigati gloriosamente.

— Non tanto. — Usarono questa volta, per venire a capo della vittoria, del detto tirannesco, che ci malmena ancora: «Divide et impera»: Dividi e dispotizza. Le Popolazioni le più fiere staccarono dalla Lega detta sociale col concedere loro la guerreggiata cittadinanza, altre disarmarono con le minaccie, e il resto con le armi. Sotto l’impero solamente e in varie epoche tutti i popoli conquistati anche fuori d’Italia ebbero un tal privilegio, quando non aveva più prezzo.

— E perchè? era sempre glorioso formare parte della gran Nazione conquistatrice del mondo.

— Tu voi dire accrescere il codazzo dei tiranni del mondo. Ciò non poteva solleticare che le anime abiette nate per esser cortigiane. Dov’era più la maestà del consolato? era una derisione, una maschera da teatro. Ed in fatti così se la pensarono le anime forti, che si ristrinsero di bel nuovo nei loro Municipii e vi mantennero quella sacra fiamma, che nascostavi per più secoli finalmente scaldò i petti degli Italiani di tale un fuoco, che ogni città potè osteggiare gli eserciti di oltremonti, che pretesero la nostra eredità.

— E questo paese pure avrà subito le sorti di tutte le altre parti dell’impero romano.

— Allo sfacelo del gran colosso tutte le parti si sgregarono. L’Italia fu invasa dai Vandali, dagli Ostrogoti, e finalmente dai Longobardi, che vinti e