Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/315


301

fossimo tutti illuminati, quando tutti vedessimo la strada, che ci venisse additata, la migliore, perchè conducente al benessere comune, invece di rimandare a casa la guida, ci stringeremmo tutti intorno a lei senza il pericolo che ciechi non saltassimo ambedue in un precipizio.

— Benissimo, Cecchino, e così appunto accade, che il cieco se comincia a correre trascina seco nel precipizio la guida. Ma non vagliono questi ammaestramenti; perchè i salti precipitosi son radi, e i ciechi guidati a volontà sono moltissimi e dappertutto.

— Ma noi siamo saltati di palo in frasca; torniamo ai nostri buoni Olandesi, che, come io diceva, mi pare che gli puzzino le rose sotto il naso. Sono stati così bene, sono stati così gloriosi sotto il governo repubblicano; e ora mi pare ne sieno stufi, non so perchè.

— Fortuna che non sei in Firenze a parlare di repubblica; ma guarda bene, che, quando vi torneremo, non ti scappi di bocca questa parolaccia.

— Che è forse un’eresia?

— Delle più empie; e sai che il nostro buon Cosimo III come Canonico Lateranense, ti consegnerebbe piamente ai sacri Inquisitori di S. Croce.

— A parlarti schietto, ora che anche qui vedo che si galoppa per l’assolutismo, mi dispiace meno tornare alla mia bella Firenze. Ma a dirtela non so capacitarmi come il nostro principale si sia piegato a tornare in toscana alla chiamata di quel Granduca.

— Stiamo in cervello almeno un minuto, mio caro Cecchino. Hai detto tu stesso che anche qui si galoppa per l’assolutismo, e che perciò meno ti dispiace