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aspettavasi la morte, lo avessero piuttosto voluto condannare al bando.

Corpo energico, anima invincibile, egli avrebbe bene sconcertato i suoi nemici, se avessero potuto nella squallidezza profonda della stanza di Buitenhof veder brillare sopra il suo pallido viso il sorriso del martire, che oblia il fango della terra dopochè ha scorto gli splendori celesti.

Il ruward aveva per la potenza della sua volontà più che per un soccorso reale potuto ricovrare tutte le sue forze, e calcolava quanto tempo ancora le formalità giuridiche lo riterrebbero in prigione.

Era appunto in questo momento che i clamori della milizia paesana uniti a quelli del popolo alzavansi contro i fratelli, minacciando il capitano Tilly, che serviva loro di riparo. Quel frastuono, che veniva a rompersi come un maroso crescente al piè delle muraglie della carcere, saliva fino al prigioniero.

Ma per quanto fosse minacciante quello strepito, Cornelio trascurò d’accertarsene, ovvero non si prese la pena di alzarsi per guardare tra le traverse di ferro della stretta finestra, che dava adito alla luce ed al mormorio esterno.

Egli era tanto assuefatto agli affanni, che gli erano divenuti familiari per abitudine; e di più sentiva con ineffabile diletto la sua anima e la sua ragione così vicine a sbarazzarsi degli impacci corporei, che sembravagli già che l’anima e la ragione distaccate dalla materia le si librassero al disopra come guizza sul focolare quasi estinto la fiamma, che abbandonalo per alzarsi al cielo.

Pensava puranco a suo fratello.