Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
279 |
giardinieri; adoratrice dei fiori, Harlem divinizzava i coltivatori dei fiori.
Vedevasi nel centro del corteggio pacifico e profumato il Tulipano Nero, portato sopra una barella addobbata di velluto bianco a frange d’oro. Quattro uomini portavano le stanghe, e vedevansi rimpiazzati da altri, come erano egualmente a Roma rimpiazzati coloro, che portavano la madre Cibele, quand’ella entrò nella città eterna portatavi dall’Etruria al suono delle fanfare e all’adorazione di tutto il popolo.
Cotale esibizione del tulipano era un omaggio reso da tutto un popolo senza coltura e senza gusto al gusto e alla coltura dei capi celebri e pietosi, il cui sangue sapevano spargere sulla fangosa piazza del Buitenhof, o più tardi a iscrivere i nomi delle sue vittime sulla pietra più bella del Panteon Olandese.
Era convenuto che il principe Statolder conferirebbe certamente in persona il premio dei cento mila fiorini, il che interessava tutti in generale, e che forse pronunzierebbe un discorso, il che interessava i suoi amici e nemici in particolare.
Difatti nei discorsi i più indifferenti degli uomini politici gli amici o nemici di costoro vogliono sempre travedervi, e credono sempre potervi interpretare per conseguenza un raggio del loro pensiero.
Come se il cappello dell’uomo politico non fosse un coperchio destinato a intercettare ogni luce.
Finalmente quel gran giorno tanto aspettato del 15 maggio 1673 era dunque arrivato, e Harlem tutta intera rinforzata dai suoi dintorni erasi sfilata lungo i magnifici alberi del bosco con la risoluzione col proposito fermo di non applaudire questa volta nè i