Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
265 |
Mattias dentro le dodici ore era stato estratto dalla sua stanza, poi condotto al guardiolo, dove era stato iscritto come assente di Loevestein; poi menato alla spianata, la cui visuale è bellissima, estendendosi a dodici leghe di distanza; poi quivi avendogli legate le mani e bendati gli occhi, si recitarono tre preghiere; e poi fu invitato a inginocchiarsi, e le guardie di Loevestein in numero di dodici a un segnale fatto da un sergente gli applicarono ognuno abilissimamente una palla nello stomaco.
Per quelle pillole Mattias essere morto nell’atto.
Cornelio ascoltò con la più grande attenzione questo racconto non molto piacevole; e dopo averlo ascoltato, disse:
— Ah! ah! dentro le dodici ore, dite voi?
— Già, la dodicesima ora, a quel che credo, non era finita di suonare, disse il narratore.
— Grazie, disse Cornelio.
La guardia non aveva finito la graziosa sua risata, che serviva di puntuazione al suo racconto, che un passo sonoro risuonò per la scala: un tintinnio di sproni come di marcia militare.
Le guardie scansaronsi per lasciar passare un officiale, che entrò nella stanza di Cornelio al momento in cui il cancelliere di Loevestein stendeva il verbale.
È questo il N.° 11. domandò.
— Sì, capitano, rispose il sottofficiale.
— Allora è questa la camera di Cornelio Van Baerle? Egli domandò dirigendosi questa volta allo stesso prigioniero.
— Sì, signore.