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— Ebbene! che cosa volete?
— Che cosa io voglio, te lo vado a dire. Voglio che tu mi renda la mia figlia Rosa.
— La vostra figlia! esclamò Cornelio.
— Sì, Rosa! La mia Rosa che mi hai involata con la tua arte diabolica. Vediamo; vuoi tu dirmi ov’ella sia?
— Rosa non è a Loevestein? esclamò Cornelio.
— Fai il nesci. Me la vuoi tu rendere, ancora una volta?
— Eh! disse Cornelio, l’è un’insidia che tu mi tendi.
— Per l’ultima volta, mi vuoi tu dire ove trovasi mia figlia?
— Oh! indovinalo, farabutto, se non lo sai.
— O guarda, o guarda! pronunziò Grifo pallido e con le labbra tremanti per la furia, che salivagli al cervello. Ah! non mi vuoi tu dir niente; ebbene! t’aprirò io i denti.
E fece un passo verso Cornelio, a cui mostrando l’arme che luccicavagli in mano:
— Vedi, disse, questo coltello? ho ucciso con questo più di cinquanta galli neri. Ammazzerò pure come quelli il diavolo loro principale: aspetta, aspetta!
— Dunque, furfante, mi vuoi tu ammazzare davvero?
— Ti voglio spaccare il cuore, per vedervi il luogo dove tu nascondi mia figlia.
E dicendo queste parole con lo smarrimento febrile, Grifo si precipitò su Cornelio, che ebbe appena tempo di ripararsi dietro la sua tavola per ischivare il primo colpo.