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— A Dordrecht, rispose Boxtel.

— Mentite, esclamò Rosa. Mio Signore, soggiunse volgendosi al principe, vi andrò a raccontare io la la vera storia dei tre talli. Il primo è stato calpestato da mio padre nella stanza del prigioniero, e costui lo sa benone, perchè sperava d’impossessarsene; e quando vide svanita la sua speranza, si mise a maltrattare mio padre, perchè operando in quel modo aveagli tolto di effettuarla. Il secondo da me custodito ha dato il tulipano nero, e il terzo e ultimo (la giovane se lo cavò di seno) eccolo qui nello stesso foglio che involtava gli alti due, quando prima di montare il patibolo, Cornelio Van Baerle davameli tutti e tre. Prendete, mio Signore, prendete.

E Rosa svolgendo il tallo dal foglio, lo porse al principe, che preselo in mano per esaminarlo.

— Ma, mio Signore, questa ragazza non me lo potrebbe avere rubato come il tulipano? borbottò Boxtel spaventato dell’attenzione, con la quale il principe esaminava il tallo, e specialmente di quella che ponea Rosa a leggere alcune linee tracciate sul foglio rimasto in mano sua.

Ad un tratto gli occhi della giovine s’infiammarono, rilesse ansante quel foglio misterioso, e cacciando un grido, lo porse al principe, dicendo:

— Oh! leggetelo! mio Signore; a nome del cielo, leggetelo!

Guglielmo passò il terzo tallo al presidente, prese il foglio e lesse.

Appena vi ebbe gettato gli occhi, che tentennò; la sua mano tremante lasciò quasi cadere la carta; e i suoi occhi presero una espressione di dolore e di pietà.