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Boxtel col cuore pieno di gioia fece un inchino, e ricevette le congratulazioni del presidente.
— Voi, ragazza, continuò Guglielmo d’Orange siete caduta in un grave delitto, di cui non già punirò voi; ma il vero colpevole la pagherà per tutti e due. Un uomo del suo calibro può cospirare, tradire ancora... ma non mai rubare.
— Rubare! esclamò Rosa, rubare! lui, Cornelio! Oh! Signor mio, non lo dite; ei morrebbe, se ascoltasse le vostre parole! che le vostre parole ucciderebberlo più sicuramente che non fece la scure del boia sul Buitenhof. Se v’è furto, mio Signore, quest’uomo, ve lo giuro è il ladro.
— Provatelo, disse freddamente Boxtel.
— Ebbene, sì. Coll’aiuto di Dio lo proverò, disse la Frisona con molta energia. Poi voltatasi a Boxtel:
— Il tulipano era vostro?
— Sì.
— Quanti talli aveva?
Boxtel esitò un momento; ma comprese che la giovine non farebbe cotale dimanda, se soli esistessero i due talli conosciuti.
— Tre, disse.
— Di che ne sono stati? dimandò Rosa.
— Di che ne sono stati?... Uno è abortito, l’altro ha dato il tulipano nero...
— E il terzo?
— Il terzo?
— Il terzo dov’è?
— Il terzo l’ho io, disse Boxtel tutto turbato.
— L’avete voi? dove? A Loevestein o a Dordrecht?