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— Ahimè! no, mio Signore, non l’ho qui.
— E dov’è?
— Presso il suo proprietario.
— Chi è il proprietario?
— Un bravo tulipaniere di Dordrecht.
— Di Dordrecht? Come si chiama?....
— Boxtel.
— Alloggia?
— Al Cigno Bianco; mando ad avvisarlo; e se intanto aspettando, l’A. V. mi vuol far l’onore di passare nel salone, egli certo affretterassi, sapendo che monsignore è qui, a portare il suo tulipano.
— Va bene; avvisatelo.
— Sì, Altezza. Solamente....
— Che cosa?
— Oh! niente d’importanza. mio Signore.
— Tutto è importante in questo mondo, signor Van Herysen.
— Bene, mio Signore; si eleva una difficoltà.
— Quale?
— Questo tulipano vorrebbesi rivendicare da degli usurpatori: vale cento mila fiorini!
— Davvero!
— Sì, mio Signore, da degli usurpatori, da dei falsarii.
— Sarebbe un delitto.
— Sì, Altezza.
— E avete le prove di questo delitto?
— No, ma la colpevole...
— La colpevole?...
— Voglio dire colei che reclama il tulipano, o mio Signore, è qui nella stanza accanto.