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no difficile di quella portata davanti al fu re Salomone, e che io non ho la pretensione della sua sapienza, mi contenterò di fare il mio rapporto, di constatare l’esistenza del tulipano nero e di ordinare la collazione di cento mila fiorini al suo inventore. Addio, mia ragazza.
— Oh! signore! signore! insistè Rosa.
— Solamente, ragazza mia, continuò Van Herysen, siccome siete graziosetta, siccome siete giovane, siccome siete non ancora affatto pervertita, accettate il mio consiglio. Siate prudente in questo affare, perchè noi abbiamo un tribunale e una prigione in Harlem; inoltre noi siamo estremamente solleciti sull’onore dei tulipani. Andate, mia ragazza, andate. Signore Isacco Boxtel, Osteria del Cigno Bianco.
E Van Herysen, riprendendo la sua bella penna, riprese l’interrotto suo rapporto.
X
Un membro della società orticola.
Rosa smarrita, quasi impazzita di gioia e di paura alla idea che il tulipano nero fosse ritrovato, si diresse all’Osteria del Cigno Bianco, seguita sempre dal suo navicellaio, robusto giovanotto della Frigia capace di divorarsi solo dieci Boxtel.
Per istrada il navicellaio era stato messo alla confidenza di tutto; egli era pronto ad adoprare le mani quando ne venisse la necessità; e solamente non dandosi questa eventualità, aveva ordine di pigliarsi il tulipano.