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Trovò quel degno cittadino in una situazione, che non ci permettiamo di passarla senza dipingere, per non mancare a tutti i nostri doveri di pittore e di storico.

Il presidente redigeva un rapporto al comitato della società.

Tale rapporto era in gran foglio e nel migliore scritto che potesse fare il presidente.

Rosa fecesi annunziare sotto il suo semplice nome di Rosa Grifo; ma questo nome per sonoro che fosse, era sconosciuto al signor presidente, il perchè Rosa non fu ammessa. È difficile forzare le consegne in Olanda, paese delle dighe e delle chiuse.

Ma Rosa non si sconcertò per questo: erasi imposta una missione ed aveva giurato a se stessa di non lasciarsi abbattere nè dai rabbuffi, nè dalle brutalità, nè dalle ingiurie.

— Annunziate al signor Presidente, ella disse, che gli vengo a parlare del tulipano nero.

Questa parole non meno magiche delle famose: sèsame, apriti, delle Mille e una notte, servironle di passaporta. Mercè queste parole penetrò fin nello scrittoio del presidente Van Herysen, che ella trovò galantemente che veniva ad incontrarla.

Era un piccolotto, sciugnolo, rappresentante precisamente il gambo di un fiore, la cui testa formasse il calice; due braccia ondulanti e pendenti simulanti la doppia foglia oblunga del tulipano; un certo tentennìo, che eragli abituale, completava la sua rassomiglianza con quel fiore, quando piegasi sotto il soffio del vento.

Abbiamo detto che chiamavasi Van Herysen.