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gli fece sentire che ella aveva bisogno di lui. Il navicellaio misesi a sua disposizione, promettendo dì andare quanto il cavallo, purchè Rosa gli permettesse di appoggiar la mano sulla di lui groppa o sulla spalla.

La giovinetta permisegli che appoggiasse la mano dove volesse, purchè non la ritardasse minimamente.

I due viaggiatori erano già partiti da cinque ore e aveano già fatto più di otto leghe, che Grifo non si figurava punto ancora che la giovine avesse lasciato la fortezza.

Il carceriere d’altronde, pessimo uomo in sostanza, gongolava per avere ispirato a sua figlia un profondo terrore.

Ma intanto, che felicitavasi di avere a raccontare una così bella storia al compagnone Giacobbe, Giacobbe pure era sulla via di Delft.

Solamente in grazia del suo calessino era già quattro leghe avanti a Rosa e al navicellaio.

Mentrechè Grifo figuravasi Rosa tremante, o borbottante in camera sua, Rosa guadagnava terreno.

Nessuno fuorchè il prigioniero non eravi dunque che non avesse la credenza di Grifo.

Rosa compariva così poco da suo padre dacchè erasi messo intorno al tulipano, che solamente all’ora di desinare, cioè a mezzogiorno, Grifo si accorse misurando il suo appetito, che sua figlia bronciava un po’ troppo.

La fece chiamate da un suo porta chiavi; siccome costui discese annunciando che aveala cercata e chiamata invano, risolvette di cercarla e chiamarla da se.

Cominciò con andare diretto alla di lei camera;