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E in quella mano, ci s’intende bene, era la contracchiave che apriva la porta di Rosa, nè più nè meno facilmente della vera.

Ecco perchè abbiamo detto al principio del capitolo, che i poveri giovani avevano bisogno di essere guardati dalla protezione diretta del Signore.


VIII


Come il Tulipano nero muti padrone.


Cornelio era sempre là come Rosa avealo lasciato, cercando quasi inutilmente in sè la forza di sostenere il doppio carico della felicità.

Era passata una mezz’ora. Già i primi raggi mattutini entravano cilestri e freschi attraverso le sbarre della finestra nella prigione di Cornelio, quando trasalì a un tratto al sentire montare la scala, e gridare persona che avvicinavasi a lui.

Nel tempo medesimo il suo viso trovassi in faccia del viso pallido e stralunato di Rosa.

Egli pur impallidendo per lo spavento si fece indietro.

— Cornelio! Cornelio! grido colei tutta affannosa.

— Che c’è? mio Dio! dimandò il prigioniero.

— Cornelio il tulipano...

— Ebbene?...

— Ma come dirvelo?

— Dite, dite, o Rosa.

— Ci è stato preso, ci è stato rubato.