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teavi entrare a suo beneplacito, valeva meglio aspettarne la fioritura, prenderlo un’ora avanti o un’ora dopo che fiorisse, e partire sull’istante senza perdere un minuto di tempo per Harlem, dove, primachè si fosse reclamato, il tulipano sarebbe davanti i giudici.

Allora o lui o lei reclamassero pure e accusassero Boxtel di furto.

Gli era un piano ben concepito e degno in tutto e per tutto di chi l’aveva ideato.

Perciò tutte le sere durante l’ora zuccherata, che i giovani passavano alla graticola della prigione, Boxtel entrava nella camera di Rosa, non già per violare il santuario della verginità, ma per seguire i progressi che faceva il tulipano nero nella fioritura.

La sera, a cui siamo arrivati, egli era per entrarvi come l’altre sere; ma, noi l’abbiamo visto, i giovani non avevano scambiate che poche parole, quando Cornelio licenziò Rosa, perchè vegliasse sul tulipano.

Boxtel, vedendo Rosa rientrare in camera sua dieci minuti dopo esserne escita, si accorse che il tulipano avesse fiorito o che fosse lì lì per fiorire.

Era dunque in questa notte che la gran partita andava a giocarsi; e però Boxtel presentossi a Grifo con una doppia provvisione di ginepro, cioè con una bottiglia per tasca.

Grifo brillo, Boxtel poco meno restava padrone di casa.

Alle undici Grifo era ubriaco spolpo. Alle due di mattina Boxtel vide Rosa escire di camera, ma teneva ella visibilmente in braccio un oggetto che portava con gran precauzione.