Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/217


203


— Ih!

— Non mi avete detto voi stessa i vostri sospetti sul conto di quel vostro Giacobbe? Si ruba un fiorino, perchè non ne possono essere rubati cento mila?

— Starò in guardia, via; state tranquillo.

— Se mentre siete qui, si aprisse?

— N’è ben capace il capriccioso, disse Rosa.

— Se tornando voi lo trovaste fiorito?

— Ebbene?

— Ah! Rosa, appena sia fiorito, ricordatevi che non avvi un minuto a perdere per prevenirne il presidente.

— E voi, ci s’intende.

Rosa sospirò, ma senza amarezza, e come donna che comincia a capire, sebbene stenti ad abituarvisi, che l’è una debolezza.

— Torno presso il tulipano, signor Van Baerle, e appena aperto, sarete prevenuto; e subito partirà l’espresso.

— Rosa, Rosa, io non so più a qual meraviglia del cielo o della terra compararvi.

— Comparatemi al tulipano nero, signor Cornelio, e ne sarò ben lusingata, ve lo giuro. Dunque a rivederci, signor Cornelio.

— Oh! dite: A rivederci, amico mio.

— A rivederci, amico mio, disse Rosa un poco consolata.

— Dite: Amico mio diletto.

— Oh! amico mio...

— Diletto, o Rosa, ve ne supplico, diletto, diletto, non è così?

— Diletto, diletto, pronunziò Rosa palpitante inebriata, pazza per la gioia.