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— Zitta, cattivella.

E Cornelio potè prendere le dita della giovanetta, il che se non fece cambiar di conversazione, fece almeno succedere il silenzio al dialogo.

Quella sera Cornelio fu il più felice dei mortali. Rosa lasciogli la sua mano per quanto egli volle, e lasciollo parlare a suo piacere del tulipano.

A partire da questo momento ciascun giorno apportava un progresso nel tulipano e nell’amore dei due giovani. Una volta eransi aperte le foglie, un’altra erasi sbocciato il fiore.

A questa nuova la gioia di Cornelio fu grande, e le sue dimande succedevansi con una rapidità che testimoniavano la loro importanza.

— Sbocciato! esclamò Cornelio, sbocciato?

— È sbocciato, ripetè Rosa.

Cornelio si senti mancare dalla gioia, e fu costretto ad attenersi alla ferriata.

— Ah! Dio mio! esclamò.

Poi rivolgendosi a Rosa:

— L’ovale è regolare? il cilindro è pieno? le punte sono ben verdi?

— L’ovale è quasi un pollice e si appunta come un ago; il cilindro gonfia i suoi fianchi, e le punte sono pronte a screpolare.

Questa notte Cornelio potè dormir poco: l’era un momento supremo quello della screpolatura delle punte.

Due giorni dopo Rosa annunziò che erano screpolate.

— Screpolate, o Rosa! esclamò Cornelio; l’involucro è screpolato! Ma dunque allora si vede, si può distinguere già?....