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V


Il secondo tallo.


La notte fu buona, e la giornata del domani fu ancora migliore.

I giorni precedenti la prigione erasi fatta squallida, scura, bassa bassa; gravava di tutto il suo peso sul povero prigioniero. I suoi muri erano neri, la sua aria fredda, le spranghe così raffittite da lasciarvi appena penetrare il giorno.

Ma quando Cornelio risvegliossi, un raggio di sole mattinale strisciava sulla ferrata; alcuni piccioni fendevano l’aria con le loro ali stese, mentre altri cruccolavano amorosi sul tetto vicino alla finestra ancora chiusa.

Cornelio corse alla finestra e l’aperse; parvegli che la vita, la gioia e quasi la libertà entrassero con i raggi del sole nell’oscura sua stanza.

Fioriavi l’amore e con lui fioriva attorno al prigioniero ogni cosa: l’amore, fiore celeste ben’altrimenti profumato di tutti i fiori terreni.

Quando Grifo entrò nella stanza di Van Baerle invece di trovarlo mesto e coricato come gli altri giorni, trovollo alzato, e cantante un’arietta di un opera.

— Ohè! fece Grifo.

— Stamani come va? disse Cornelio.

Grifo lo guardò in cagnesco.

— Il cane, il signor Giacobbe, la nostra bella Rosa, stanno tutti bene?