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vostre quattro stagioni di piacere. Avete fatto bene non me ne lagno; qual diritto aveva io di esigere la mostra fedeltà?
— La mia fedeltà? esclamò Rosa tutta piangente e senza la pena più a lungo di nascondere a Cornelio la rugiarda di perle che le scorrevano sulle guance: la mia fedeltà! che non vi sono stata fedele, io?
— Ahimè! si chiama essermi fedele, esclamò Cornelio, e poi abbandonarmi e lasciarmi qui morire?
— Ma, signor Cornelio, disse Rosa, non faccio tutto quello che possa farvi piacere? Non mi occupo io del vostro tulipano?
— La sola gioia ch’io mi abbia provata al mondo senza che sia stata intorbidita dall’amarezza, voi me la rimproverate, o Rosa!
— Non vi rimprovero nient’altro, signor Cornelio, se non l’affanno profondo che io provo dal giorno che mi si venne a dire al Buitenhof, che voi andavate ad essere giustiziato.
— Vi dispiace, o Rosa, mia cara Rosa, vi dispiace dunque che io ami i fiori.
— Non mi dispiace che voi li amiate, signor Cornelio, ma mi attrista bensì che li amiate a preferenza di me.
— Ah! cara, carissima creatura, esclamò Cornelio; guardale come tremano le mie mani, come la mia fronte è pallida; ascoltate, ascoltate come batte forte il mio cuore. Ebbene non è mica perchè mi sorrida e mi appelli il mio tulipano nero: è perchè voi mi sorridete, è perchè voi piegate verso di me