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— Non seguiva voi.

— Chi dunque?

— Non è amante di voi.

— E allora di chi?

— Ei segue il mio tallo: gli è invaghito del mio tulipano.

— Ah! potrebbe anche darsi! esclamò Rosa.

— Volete assicurarvene?

— In qual modo?

— Oh! l’è cosa ben facile.

— Parlate!

— Dimani andate al giardino; silenziosa come la prima volta, onde Giacobbe non sappia che vi andate; silenziosa come la prima volta, facendo le viste di non vederlo; figurate di sotterrare il tallo, escite dal giardino, ma osservate dal fessolino della porta, e vedrete che cosa sia egli per fare.

— Bene! Ma poi?

— Poi? Come opererà, noi opereremo.

— Ah! disse Rosa sospirando, amate ben molto la vostra cipolletta, o signor Cornelio.

— Il fatto stà, disse il prigioniero con un sospiro, dacchè vostro padre ha calpestato quell’infelice tallo, parmi che una porzione della mia vita sia paralizzata.

— Vediamo! disse Rosa, volete fare ancora qualche altra prova?

— Quale!

— Volete accettare l’offerta di mio padre?

— Quale offerta?

— Di cipollette di tulipani a centinaia.

— È vero.

— Accettatene due o tre, e tra queste due o tre cipollette potrete allevare il terzo tallo.