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dello Statolderato. Ma Dio avea deriso queste umane pretensioni, che fanno e disfanno le potenze della terra senza consultare il re del cielo; e pel capriccio degli Olandesi e pel terrore ispirato da Luigi XIV mutava la politica del gran Pensionario e aboliva l’editto perpetuo, ristabilendo lo Statolderato per Guglielmo d’Orange, su cui egli aveva i suoi disegni, nascosti ancora nella profonda oscurità dell’avvenire.

Il gran Pensionario piegossi dinanzi la volontà de’ suoi concittadini; ma Cornelio de Witt fu più recalcitrante, e malgrado le minacce di morte del popolaccio orangista che assediavalo nella sua casa di Dordrecht, rifiutò di firmare l’atto che ripristinava lo Statolderato.

Alle preghiere di sua moglie piangente finalmente egli firmò, aggiungendo oltre al suo nome queste due lettere: V.C. (vi coactus) che vogliono dire: obbligato dalla forza.

Fu per vero miracolo che in quel giorno scampasse dalle mani de’ suoi nemici.

Quanto a Giovanni de Witt quantunque la sua adesione fosse più pronta e più facile al volere dei suoi concittadini, non fugli però più profittevole; avvegnachè fosse qualche giorno dopo vittima di un attentato di assassinio. Ferito da colpi di stile, non morì nonostante di quelle ferite.

Non accontentavansi di sì poco gli Orangisti; la vita dei due fratelli era un ostacolo eterno ai loro progetti. E’ cangiano momentaneamente di tattica, lasciando a un momento prefisso di coronare la seconda per la prima vittima, e si propongono di sacrificare sull’altare della calunnia quello che non avevano potuto spacciare col pugnale.