Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
160 |
— Chiamate chi diavol volete, ma non avrete che con la mia vita questo povero fiore.
Grifo arrovellato cacciò per la seconda volta le sue dita nella terra, e questa volta tirò fuori il tallo tutto nero, e intanto che Van Baerle felice per aver salvato il contenente, non immaginavasi che il suo avversario possedesse il contenuto, Grifo gettò via violentemente il tallo ammorbidito, che s’infranse sul mattonato e quasi sul subito disparve spiaccicato sotto li scarponi del carceriere.
Van Baerle vide lo sterminio, scorse gli umidi avanzi, comprese la gioia feroce di Grifo e cacciò un urlo di disperazione che avrebbe intenerito quel carceriere assassino, che alcuni anni prima aveva ammazzato il ragno di Pellico.
L’idea di finire quell’uomo spietato passò come un lampo attraverso il cervello del Tulipaniere. Il fuoco e il sangue montarongli insieme alla testa e lo acciecarono; alzò a due mani il vaso pesante di tutta la terra che ormai conteneva, e un solo istante di più avrebbelo lanciato sul cranio calvo del vecchio Grifo.
Un grido arrestollo, un grido di pianto e di angoscia, che cacciò di dietro ai carceriere dalla graticola la povera Rosa, pallida, tremante, con le braccia alzate verso il cielo e interposte tra il padre e l’amico.
Cornelio lasciossi cadere il vaso che s’infranse in mille pezzi con un fracasso spaventevole. E allora Grifo comprese il pericolo che aveva corso, onde scese a terribili minacce.
— Oh! bisogna, gli disse Cornelio, che voi siate un uomo ben vile e ben perverso, per strappare a