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che Van Baerle aveva inventato, e che rassomigliava a quelli per mezzo dei quali si salgono e si scendono i sacchi del grano nelle fattorie, Van Baerle aveva immaginato la maniera di calare il suo vaso prima sulla gronda di tegoli e poi su quella di pietra che sporgeva sopra la sua finestra. Quanto alle funicelle per mezzo delle quali operavasi il movimento, il nostro meccanico aveva trovato un mezzo di nasconderle colla borraccina che vegetava sulle tegole e nei fessi delle pietre.
Grifo non poteva scorger nulla.
Questa manuvra riuscì per otto giorni.
Ma una mattina che Cornelio assorto nella contemplazione del suo tallo, da cui lanciavasi già un punto di vegetazione, non aveva sentito salire il vecchio Grifo (giorno che tirava gran vento, e buffava nella torricella), la porta si aperse ad un tratto e Cornelio fu sorpreso col suo vaso tra’ suoi ginocchi.
Grifo vedendo un oggetto sconosciuto e per conseguenza proibito in mano al suo prigioniero, precipitossi su quell’oggetto più rapidamente che non faccia il falcone sulla sua preda.
Il caso o la destrezza, che il cattivo spirito fatalmente sempre accorda agli esseri malefici, fece che la sua callosa manona si cacciasse di botto nel bel mezzo del vaso sulla porzione di terriccio depositario della preziosa cipolletta stringendolo sì forte al polso, che Van Baerle aveagli saggiamente opposto.
— Che cosa avete costì? disse Grifo: vi ci ho preso.
E cacciò la sua mano dentro la terra.
— Io? niente, niente! esclamò Cornelio tutto tremante.