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il nostro giardino fosse mai frequentato da gatti; chè due di questi tristi animali mi hanno in Dordrecht rovinato due caselle.
— Ascolterò.
— I giorni di lunazione.... Avete veduta sul giardino, mia cara ragazza?
— Vi dà sopra la mia finestra di camera.
— Buono! I giorni di lunazione guarderete se dai buchi del muro escono dei topi, che sono rosicatori terribili; ed ho veduto alcuni tulipani sfortunati rimproverare bene acremente il patriarca Noè per aver messo una coppia di topi nella sua arca.
— Guarderò, se vi sono gatti, topi...
— Bene, e avvisarmene. In seguito, continuò Van Baerle divenuto sospettoso dacchè egli era in prigione: in seguito avvi un animale più terribile ancora del gatto e del topo!
— E qual’è?
— È l’uomo! Voi capite, cara Rosa, che si ruba un fiorino, e si risica la galera per una simile miseria; a più forte ragione si può rubare un tallo di tulipano, che vale centomila fiorini.
— Nessuno fuorchè io entrerà nel giardino.
— E me lo promettete?
— Ve lo giuro!
— Bene, Rosa! grazie, cara Rosa! Oh! dunque ogni contentezza mi viene da voi!
E siccome le labbra di Van Baerle ravvicinavansi alla graticola col medesimo ardore della sera innanzi, e che d’altronde era giunta l’ora di ritirarsi, Rosa allontanò la testa e allungò la mano.
In quella mano gentile, di cui la birichina ave-